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Cartello | bolito | the counselor | cormac mccarthy | narcotraffico | non è un paese per vecchi | ridley scott |
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The Counselor, dramma dell'inazione
Di Matteo @ 20/01/2014 - in Recensioni - Commenti (0)
Gira voce che Ridley Scott, grandissimo regista, non brilli nel valutare le sceneggiature che decide di portare sullo schermo.
Così, quando si legge che lo script del suo ultimo film è scritto da Cormac McCarthy, le aspettative sono destinate, inevitabilmente, a salire.
Ma, dopo aver visto The Counselor, possiamo dire che né a Ridley né a Cormac importava granché delle aspettative. E non perché il film sia brutto, anzi, ma proprio perché nel suo rifiuto di una narrazione convenzionale, “da manuale”, il duo confeziona un prodotto che non scende a compromessi, infischiandosene di ciò che pubblico e critica vorrebbero da un film interpretato dal manipolo Fassbender/Diaz/Bardem/Cruz/Pitt (gli amanti delle serie tv riconosceranno invece con piacere Dean Norris e Natalie Dormer).
La trama, che vede interagire donne-ghepardo e donne-diamante, avvocati e trafficanti, il pragmatico Cartello e il fatale Caso, si sviluppa altrove rispetto allo schermo, dove irrompe solo quando arriva ai suoi picchi più estremi, per poi dileguarsi e tornare, di nuovo, a colpire.
A dominare sono infatti lunghi dialoghi con cui McCarthy scolpisce personaggi grotteschi e monolitici, vanamente pretenziosi, immersi in un lusso sfrontato e asettico che sembra assistere, impassibile quanto inutile, alle loro vicende (e l’abuso della Ferrari gialla è emblematico).
Vicende che, come già accadeva in Non è un paese per vecchi, sfuggono al controllo dei protagonisti per sfortunate casualità. Ed è paradossale che a ristabilire l’ordine non siano le autorità, bensì un'organizzazione criminale come il Cartello.
Come un letale bolito (altro ingegnoso strumento di morte, dopo la pistola ad aria compressa di Anton Chigurh), The Counselor è implacabile nel mettere in scena un piccolo mondo che nasce e muore con le azioni dei protagonisti, serrandosi intorno a loro fino alle estreme conseguenze. A condannarli è un vuoto chiacchiericcio che si affanna a cercare una soluzione senza metterne in pratica nessuna, mentre i loro destini vengono decisi altrove.
Una morale scomoda e fastidiosa, certo. Chi ha abbastanza stomaco per affrontarla, chi vuole stare al gioco nerissimo condotto da Scott e McCarthy, si accomodi.
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